VELVET BUZZSAW: L’HORROR SULL’ARTE
Un film horror sul mondo dell’arte o il mondo dell’arte che nella realtà è un film horror?
Questo è Velvet Buzzsaw, film originale di Netflix con cast stellare, una di quelle pellicole che proprio non ti aspetti.
Per alcuni il mondo dell’arte è davvero un film horror, certamente lo è per alcuni artisti…
E proprio Netflix non poteva non dedicare attenzione al mondo dell’arte, dove in Velvet Buzzsaw tutto è affascinante, magico ma anche grottesco, anche nei suoi diversi personaggi: tra critici che dettano le regole del gusto, curatori che scalpitano per avere potere, assistenti vessati da potenti direttori di galleria e artisti consacrati dalla critica ma annoiati.
A fare da collante il misterioso ritrovamento del cadavere di un artista rimasto invisibile per oltre trent’anni, con una produzione di opere da riempirci musei e uno stile che cattura subito l’attenzione.
Il trailer prometteva un grande grandissimo film, gli attori coinvolti garantivano il successo, con Jake Gyllenhal, Toni Colett, René Russo e John Malkovich, ma qualcosa va storto…
Ora, senza fare spoiler per chi ancora non lo ha ancora visto, ci sono degli interessanti spunti di riflessione e l’horror da film così come comunemente inteso non è di certo di casa in questa pellicola.
Ciò che invece risulta interessante è come la regia e la sceneggiatura abbiano reso evidenti alcuni rapporti che possiamo certamente immaginare ci siano nel mondo dell’arte, americano in particolare, il cui mercato risulta essere il secondo per volumi di affari.
Il potere quasi assoluto e incontrastato dei critici d’arte di scrivere e annientare l’artista e le sue opere in poche righe; la ricerca di potere da parte di curatori a fronte di budget museali scarsi, ripiegando poi sul privato; la forza di una gallerista di portare ai massimi livelli artisti sconosciuti
immettendo sul mercato poche opere, con la strategia di nascondere le restanti senza riuscirci.
Questo film, probabilmente senza la parte horror e l’esasperazione dei personaggi, avrebbe dato molto di più, ma in fin dei conti non è totalmente da scartare.
Vince in questo caso la forza attrattiva dell’arte e di tutti gli artisti che hanno partecipato a vario titolo all’interno del film, che è costellato da opere straordinarie di Freud, Jeff Koons, JR, Andy Warhol, Obey solo per fare alcuni nomi.
Un film che lascia l’amaro in bocca, ma che in fin dei conti avrebbe potuto dare molto di più…
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