“Sono tempi intollerabili” recita il testo scorrevole su uno schermo LED lungo 900 piedi montato sulla spirale delle sale del Guggenheim Museum di new york che apre la mostra personale di Jenny Holzer.
Questa mostra presenta una rivisitazione dell’installazione storica del 1989 di Jenny Holzer al Guggenheim. Salendo tutte e sei le rampe della rotonda progettata da Frank Lloyd Wright fino all’apice dell’edificio, l’installazione site-specific trasformerà il museo con un display di testi scorrevoli, con selezioni delle sue iconiche serie come “Truisms” e “Inflammatory Essays”.
Light Line mette in risalto l’uso incisivo della parola scritta nel tempo e nei vari media nella pratica di Holzer. Oltre al segno LED, la mostra presenterà una selezione di opere di Holzer dagli anni ’70 ad oggi, tra cui dipinti, opere su carta e pezzi in pietra.
Chi potrebbe dissentire al giorno d’oggi, delle parole della Holzer?
Queste parole furono scritte per la prima volta dall’artista Jenny Holzer circa 40 anni fa, e ora sono state riproposte, come a suggerire che non molto è cambiato. Per Holzer, è sempre la stessa storia, in un millennio diverso.
Quando Holzer espose simili dettami su uno schermo montato sulla rampa a spirale del Guggenheim nel 1989, i critici la lodarono per aver introdotto nuovi metodi di comunicazione nei musei. Trentacinque anni dopo, è tornata al progetto, questa volta con l’aiuto della tecnologia AI per creare nuovi effetti digitali.
Evoluzione Tecnologica e Contenuti Invariati
Quest’opera, intitolata Installation for the Solomon R. Guggenheim Museum (1989/2024), apparve inizialmente come un flusso di comandi e frasi simile a un ticker di borsa in verde, rosso e giallo. Oggi, le parole di Holzer si dissolvono in una nebbia blu, si disintegrano in pixel e lasciano dietro di sé bagliori minacciosi.
Critica Sociale e Reazione del Pubblico
Molti degli assiomi di Holzer funzionano come strani consigli o direttive insidiose: “La fame è il modo naturale” “L’inizio della guerra sarà segreto” o il famoso “Proteggimi da ciò che voglio” dalla serie “Truisms” di Holzer. Esprimono un’enorme apatia: i desideri sono noiosi, la guerra è una costante, e nessuno può essere fidato.
Cinque decenni fa, Holzer iniziò a diffondere questi idiomi inventati, stampati nel carattere sans-serif associato alla pubblicità, negli spazi pubblici tramite poster e magliette. Abbracciò il linguaggio del potere, come visto su schermi e nei media, e aspirò a esporre il male che esisteva sotto le sue banalità. La sfida del suo lavoro era la sua attrattiva: le immagini di una donna d’acciaio che indossava la canotta di Holzer “L’abuso di potere non sorprende nessuno” continuano a diventare virali per una ragione.
Nuove Opere e Tematiche Contemporanee
Holzer sembra consapevole di ciò che internet ha fatto al linguaggio. Con Cursed (2022), una delle tante opere recenti in questa mostra, espone una fila di piastre metalliche irregolari lungo una parete, che poi collassano in un mucchio sul pavimento. Ogni piastra è stampata con un tweet di Donald Trump, da quelli che parlano del coinvolgimento della Russia nella sua elezione a quelli che precedono l’insurrezione del 6 gennaio. Il loro aspetto grezzo contrasta con l’estetica elegante di Twitter, come a suggerire i reperti di una civiltà rovinata.
Il punto di Holzer sembra essere implicare una continuità tra i suoi “Truisms” e gli isterismi in maiuscolo di Trump che tanto hanno segnato e scosso la popolazione americana.
Altre Opere in Mostra
Questa non è l’unica opera nella mostra del Guggenheim che fa riferimento all’amministrazione Trump. Ci sono stake in the heart (2024), una serie di giganteschi dipinti dorati, ciascuno contenente un frammento di comunicazioni tra Mark Meadows, capo di gabinetto di Trump, il 6 gennaio. C’è anche READY FOR YOU (2023), un’altra tela dorata che somiglia a un memo della Casa Bianca con una frase simile al suo titolo scarabocchiata sopra. Quella nota è stata data a Trump da un assistente prima del tentato colpo di stato.
Per ulteriori informazioni su Jenny Holzer e la sua arte, si consiglia di visitare il sito ufficiale del Guggenheim Museum e l’interessante critica su Artnet della mostra.