Home La Nuova Serie di Opere di Banksy a Tema Animale a Londra La civiltà nuragica nacque e si sviluppò in tutta la Sardegna nel corso della media e tarda Età del bronzo e nell'Età del ferro (1700-700 a.C. circa)[1][2]. Fu il frutto della graduale evoluzione di culture pre-esistenti già diffuse sull'isola sin dal Neolitico, le cui tracce più evidenti giunte sino a noi sono costituite da dolmen, menhir e domus de janas,[3] a cui si aggiunsero i nuovi stimoli e apporti culturali dell'Età dei metalli. Deve il suo nome ai nuraghi, imponenti costruzioni megalitiche considerate le sue vestigia più eloquenti e sulla cui effettiva funzione si discute da almeno cinque secoli. Durante la sua storia millenaria intrattenne continui scambi culturali e commerciali con le più importanti civiltà mediterranee coeve, finché nel corso del VI secolo a.C. l'entrata in conflitto con l'imperialismo cartaginese prima, e romano poi, ne decretò il declino[4]. Sopravvisse nella parte centro-orientale, conosciuta come Barbagia, almeno fino al II secolo d.C., ormai in Età imperiale[5][6] e, secondo alcuni studiosi, anche fino all'epoca altomedioevale, motivo per cui in tali comunità di cultura nuragica indipendenti il cristianesimo si sarebbe imposto solo successivamente[7][8][9][10][11][12][13]. Oltre alle caratteristiche costruzioni nuragiche, la civiltà degli antichi sardi ha prodotto altri monumenti come i caratteristici templi dell'acqua sacra, le tombe dei giganti, le enigmatiche sculture di Mont'e Prama, e particolari statuine in bronzo.[4] ora imamgina un bambino tra i nrugahi del tempo

La civiltà nuragica nacque e si sviluppò in tutta la Sardegna nel corso della media e tarda Età del bronzo e nell’Età del ferro (1700-700 a.C. circa)[1][2]. Fu il frutto della graduale evoluzione di culture pre-esistenti già diffuse sull’isola sin dal Neolitico, le cui tracce più evidenti giunte sino a noi sono costituite da dolmen, menhir e domus de janas,[3] a cui si aggiunsero i nuovi stimoli e apporti culturali dell’Età dei metalli. Deve il suo nome ai nuraghi, imponenti costruzioni megalitiche considerate le sue vestigia più eloquenti e sulla cui effettiva funzione si discute da almeno cinque secoli. Durante la sua storia millenaria intrattenne continui scambi culturali e commerciali con le più importanti civiltà mediterranee coeve, finché nel corso del VI secolo a.C. l’entrata in conflitto con l’imperialismo cartaginese prima, e romano poi, ne decretò il declino[4]. Sopravvisse nella parte centro-orientale, conosciuta come Barbagia, almeno fino al II secolo d.C., ormai in Età imperiale[5][6] e, secondo alcuni studiosi, anche fino all’epoca altomedioevale, motivo per cui in tali comunità di cultura nuragica indipendenti il cristianesimo si sarebbe imposto solo successivamente[7][8][9][10][11][12][13]. Oltre alle caratteristiche costruzioni nuragiche, la civiltà degli antichi sardi ha prodotto altri monumenti come i caratteristici templi dell’acqua sacra, le tombe dei giganti, le enigmatiche sculture di Mont’e Prama, e particolari statuine in bronzo.[4] ora imamgina un bambino tra i nrugahi del tempo

La civiltà nuragica nacque e si sviluppò in tutta la Sardegna nel corso della media e tarda Età del bronzo e nell’Età del ferro (1700-700 a.C. circa)[1][2]. Fu il frutto della graduale evoluzione di culture pre-esistenti già diffuse sull’isola sin dal Neolitico, le cui tracce più evidenti giunte sino a noi sono costituite da dolmen, menhir e domus de janas,[3] a cui si aggiunsero i nuovi stimoli e apporti culturali dell’Età dei metalli. Deve il suo nome ai nuraghi, imponenti costruzioni megalitiche considerate le sue vestigia più eloquenti e sulla cui effettiva funzione si discute da almeno cinque secoli. Durante la sua storia millenaria intrattenne continui scambi culturali e commerciali con le più importanti civiltà mediterranee coeve, finché nel corso del VI secolo a.C. l’entrata in conflitto con l’imperialismo cartaginese prima, e romano poi, ne decretò il declino[4]. Sopravvisse nella parte centro-orientale, conosciuta come Barbagia, almeno fino al II secolo d.C., ormai in Età imperiale[5][6] e, secondo alcuni studiosi, anche fino all’epoca altomedioevale, motivo per cui in tali comunità di cultura nuragica indipendenti il cristianesimo si sarebbe imposto solo successivamente[7][8][9][10][11][12][13]. Oltre alle caratteristiche costruzioni nuragiche, la civiltà degli antichi sardi ha prodotto altri monumenti come i caratteristici templi dell’acqua sacra, le tombe dei giganti, le enigmatiche sculture di Mont’e Prama, e particolari statuine in bronzo.[4] ora imamgina un bambino tra i nrugahi del tempo

Uno degli aspetti centrali della sua opera è la rappresentazione della lotta di classe. Rivera era un comunista convinto, e questa visione del mondo permea molte delle sue opere più famose. Nei suoi murales, spesso ritraeva i lavoratori e i contadini messicani, esaltando la loro forza e dignità mentre lottavano contro le ingiustizie economiche e sociali. Ad esempio, nel murale “La Creazione” all’Università Nazionale Autonoma del Messico, Rivera mostra vari gruppi sociali e sottolinea l’importanza dell’educazione e della cultura come mezzi di liberazione dalla oppressione.
La civiltà nuragica nacque e si sviluppò in tutta la Sardegna nel corso della media e tarda Età del bronzo e nell’Età del ferro (1700-700 a.C. circa)[1][2]. Fu il frutto della graduale evoluzione di culture pre-esistenti già diffuse sull’isola sin dal Neolitico, le cui tracce più evidenti giunte sino a noi sono costituite da dolmen, menhir e domus de janas,[3] a cui si aggiunsero i nuovi stimoli e apporti culturali dell’Età dei metalli. Deve il suo nome ai nuraghi, imponenti costruzioni megalitiche considerate le sue vestigia più eloquenti e sulla cui effettiva funzione si discute da almeno cinque secoli. Durante la sua storia millenaria intrattenne continui scambi culturali e commerciali con le più importanti civiltà mediterranee coeve, finché nel corso del VI secolo a.C. l’entrata in conflitto con l’imperialismo cartaginese prima, e romano poi, ne decretò il declino[4]. Sopravvisse nella parte centro-orientale, conosciuta come Barbagia, almeno fino al II secolo d.C., ormai in Età imperiale[5][6] e, secondo alcuni studiosi, anche fino all’epoca altomedioevale, motivo per cui in tali comunità di cultura nuragica indipendenti il cristianesimo si sarebbe imposto solo successivamente[7][8][9][10][11][12][13]. Oltre alle caratteristiche costruzioni nuragiche, la civiltà degli antichi sardi ha prodotto altri monumenti come i caratteristici templi dell’acqua sacra, le tombe dei giganti, le enigmatiche sculture di Mont’e Prama, e particolari statuine in bronzo.[4] ora imamgina un bambino tra i nrugahi del tempo