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I GRANDI ARTISTI SU INSTAGRAM – BANKSY OBEY HIRST KAWS CATTELAN / ArteConcas / Andrea Concas

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I GRANDI ARTISTI SU INSTAGRAM…

Scopri i loro segreti su come usano i social network.

Arte e Instagram vanno di pari passo, i grandi artisti sono tutti lì ed hanno milioni di follower…

INSTAGRAM PER L’ARTE Scopri i segreti dei social network per gli artisti / ArteConcas /Andrea Concas

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INSTAGRAM PER L’ARTE

Scopri i segreti dei social network per gli artisti..

CHI DECIDE IL COEFFICIENTE D’ARTISTA? A quale prezzo puoi vendere le opere /ArteConcas/Andrea Concas

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CHI DECIDE IL COEFFICIENTE D’ARTISTA?

A quale prezzo puoi vendere le tue opere d’arte…?

Il coefficiente del giovane talento segue l’andamento di crescita della carriera e viene sostenuto dal gallerista di riferimento, che scambia questo dato con altri colleghi interessati a vendere le opere in altre gallerie.

COME SI CALCOLA IL PREZZO DI UN’OPERA D’ARTE Il coefficiente d’artista / ArteConcas /Andrea Concas

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18 COME SI CALCOLA IL PREZZO DI UN'OPERA
18 COME SI CALCOLA IL PREZZO DI UN'OPERA

COME SI CALCOLA IL PREZZO DI UN’OPERA D’ARTE

L’importanza di conoscere il coefficiente d’artista.

Il giovane artista o fotografo emergente o il collezionista ai primi acquisti affrontano con poca informazione e tanta confusione la questione dei prezzi delle opere d’arte; vediamo di fare un po’ di chiarezza.

Esiste una formula matematica, nota agli addetti del mercato dell’arte, che viene utilizzata per definire il valore economico delle opere sulla base di un parametro chiamato coefficiente d’artista.

Ecco la formula che viene utilizzata per calcolare il prezzo di un’opera d’arte a partire dalle sue dimensioni e dalla conoscenza del coefficiente d’artista:

[(base + altezza) x coefficiente] x 10 = prezzo dell’opera

Scopriamola insieme

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ANDREA CONCAS / Il mondo dell’arte che nessuno ti ha mai raccontato / Arte CONCAS

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ARTE & TECNOLOGIA / Quando il mercato dell’arte innova e si rinnova / ArteConcas / Andrea Concas

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ARTE & TECNOLOGIA

Quando il mercato dell’arte innova e si rinnova…

NON SERVE ESSERE RICCHI PER DIVENTARE COLLEZIONISTI D’ARTE / Andrea Concas / ArteConcas

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NON SERVE ESSERE RICCHI PER DIVENTARE COLLEZIONISTI D’ARTE!

Non sempre serve essere ricchi per creare una collezione d’arte. Scopriamo quali sono le quattro buone regole per iniziare. 

Oggi diventare un collezionista d’arte non è sempre legato ad avere un patrimonio milionario, sicuramente aiuta, non lo mettiamo in dubbio, tuttavia esistono esempi lampanti di come persone normali siano diventati grandi collezionisti, spesso anche con delle collezioni dai valori milionari.

Pensiamo ad Herb e Dorothy Vogel, un postino e una bibliotecaria dell’America degli anni Sessanta, la cui collezione oggi vale milioni di euro ed è ospitata in tantissimi musei. Quello che conta è che cosa noi vogliamo raccontare, ancora una volta, l’importanza semantica della motivazione che ci spinge a creare una collezione d’arte, sia essa per denaro, sai essa per speculazione, o meglio, per passione, amore o ancora curiosità. Sono delle ottime motivazioni che stanno alla base della creazione della collezione stessa. Su queste motivazioni dobbiamo creare le basi affinché la nostra collezione possa valorizzarsi nel tempo, crescere e poi passare magari ai nostri figli o ai nostri eredi. 

Scopriamo quindi le quattro regole fondamentali per diventare collezionisti d’arte: l’acquisizione, la gestione, la conservazione e la valorizzazione delle nostre opere. 

Acquisire senza rischiare è il concetto base di una collezione. Significa selezionare solo opere di cui siamo certi della provenienza e che hanno un corredo abbastanza ampio e documentato per poter garantire la loro autenticità e anche un’eventuale vendita futura, o scambio, o esposizione dell’opera stessa. Rischio e affare spesso vanno di pari passo, quindi bisogna fare davvero attenzione quando si compra qualcosa, perché dopo potremmo pentircene amaramente.

Gestire per monitorare. La gestione della nostra collezione è fondamentale. Possiamo fare differenti scelte: possiamo decidere che sia chiusa in casa, o in archivio, o in deposito, oppure ancora, girare con i prestiti o con le nostre mostre. Significa quindi avere la possibilità di poter gestire liberamente della propria collezione d’arte, acquisendo tutti i diritti da parte dell’artista, legati all’esposizione, alla pubblicazione o alla promozione dell’opera stessa, affinché possiamo decidere liberamente che cosa farne e come soprattutto poter promuovere la nostra collezione stessa.

Conservare significa tutelare e salvaguardare la propria collezione. Dobbiamo sapere qualsiasi dettaglio tecnico, che possa in qualche modo influire sulla sua conservazione o deterioramento nel tempo. Per fare questo esistono in condition report, dei documenti redatti da professionisti, nei quali sono incluse tutte le informazioni sullo storico degli interventi di restauro, o su come movimentarla, conservarla o esporla. Questo documento permette la conservazione e soprattutto da’ indicazioni a terze persone in caso di prestito su come comportarsi con la vostra opera. Conservare significa quindi non perdere soldi, e tutelare la propria collezione d’arte. Per fare questo esistono anche delle formule assicurative che tutelano la collezione e la loro movimentazione.

E infine la valorizzazione e quindi cogliere tutte le occasioni affinché la nostra collezione per noi, o per i nostri figli o ancora eredi, possa essere in qualche modo raccontata e mantenuta nel tempo, e soprattutto valorizzata. Diventare collezionisti oggi non è sicuramente facile, tuttavia è estremamente appagante. Quello che vi consiglio è sempre di poter godere delle vostre opere e di esporle in casa o di poter fruire di loro in ufficio, perché non c’è cosa peggiore di un’opera d’arte conservata. O meglio, con le grandi collezioni siamo obbligate a farlo, e allora dobbiamo conservarle al meglio, ma se siamo dei piccoli collezionisti, godete ogni giorno della vostra arte.

E tu, sei pronto a diventare un collezionista? 

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#ARTECONCAS / PODCAST

H&M VS REVOK / Arte, Moda, Marketing e Diritto, quali limiti? / ArteConcas / Andrea Concas

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H&M VS REVOK…

La moda colpisce ancora..

La moda colpisce ancora. Il caso di H&M e REVOK.

Questa volta non si parla di ispirazione tra arte e moda, bensì dell’utilizzo non autorizzato di un’immagine, o meglio, di un’opera di un noto street artist realizzato illegalmente a Williamsburg a New York.

H&M è una famosissima multinazionale dedicata alla moda accessibile, fattura oltre 200 miliardi ed è presente in tutto il mondo. E’ saltata alla cronaca svariate volte negli ultimi anni, in ultima la campagna “The coolest monkey in the jungle”, in cui mostrava un bambino di colore rappresentante questa maglietta. Tale campagna è stata criticata da tantissimi, fino al punto che l’azienda ha dovuto ritirare dal commercio la felpa e interrompere immediatamente la campagna promozionale, offrendo le sue scuse a tutta la comunità. In questo caso invece, il problema è ben diverso e ben più complesso, se vogliamo, e tratta delle problematiche che riguardano la legge, il diritto e la street art.

L’ultima campagna è stata realizzata nei pressi di New York, a Williamsburg, ed è stata filmata e fotografata utilizzando come sfondo un graffito di un artista americano. REVOK è uno street artist, e come tale opera anche illegalmente, dipingendo le pareti di mezzo mondo. La sua arte è caratterizzata da una pulizia di linee perpendicolari e spesso parallele, riconoscibili e forti nel suo messaggio artistico. Per questo motivo H&M ha trovato un ottimo sfondo, in linea con la sua collezione. L’immagine è poi stata declinata su tutte le campagne di promozione dell’azienda e in tutto il mondo.

REVOK, all’anagrafe Jason Williams, è già stato protagonista di un caso simile: qualche anno fa era stato il brand Cavalli a utilizzare una sua immagine per la campagna. Aveva avviato una causa legale, vinta, o meglio, patteggiata tra le parti, per il ritiro e per il riconoscimento dei diritti della sua immagine. Il passo è stato breve: Williams ha denunciato H&M intimando la rimozione dell’intera campagna, in quanto è stata utilizzata una sua immagine senza riconoscerne i diritti d’autore e quindi copyright, o di eventuali diritti patrimoniali. La risposta di H&M è stata dura e diretta, citando l’insussistenza della causa stessa, in quanto l’opera è stata realizzata illegalmente, di conseguenza la legge non può difendere un delinquente e quindi non esistono i presupposti per il riconoscimento dei diritti di utilizzo o economici. Rientra nei casi extragiudiziali, dove un giudice si deve esprimere sul singolo caso. Per noi è molto interessante capire quindi i limiti tra arte, diritto e marketing, ma soprattutto la libertà di espressione. Questa campagna ha creato grande solidarietà da parte degli artisti, soprattutto gli street artist, uno su tutti Kaws, il quale ha pubblicato una stories su instagram proprio sul tema, rappresentando una lapide e la data di morte della stessa H&M, ricevendo migliaia di like e condivisioni e la solidarietà di tutta la comunità. Questa grande protesta nei confronti di H&M va a toccare i limiti della libertà artistica e soprattutto la tutela della professione di artista. Questo ha portato l’azienda a ritirare immediatamente ogni azione di difesa contro REVOK e a trovare una soluzione extragiudiziale con l’artista, scusandosi, per l’ennesima volta, pubblicamente per come è stata affrontata la questione.

Anche questa volta arte e moda si ritrovano vicini, però in questo caso non sono stati riconosciuti i diritti di un valore artistico. H&M ha realizzato questa campagna interamente senza autorizzazione scritta da parte dell’artista. La morale della favola è che anche gli artisti, al pari delle grandi aziende, hanno i loro diritti, e come tali devono essere protetti affinché possano continuare nella diffusione della loro arte, che tanto ci piace. 

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IL CERTIFICATO DI AUTENTICITÀ / Il passaporto dell’opera d’arte / Andrea Concas / ArteConcas

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Il certificato di autenticità di un’opera d’arte è come il suo passaporto, scopriamo perché è così importante per un collezionista averlo.

Per creare la propria collezione d’arte è fondamentale avere un corredo di documenti a supporto e documentare ogni singola fase della propria opera d’arte. Il certificato di autenticità è il primo documento, quello più importante da possedere.

L’autentica è il vero passaporto dell’opera d’arte e al suo interno deve contenere una serie di informazioni dettagliate, tra cui: immagine dell’opera, titolo dell’opera, nome dell’artista e anno di realizzazione, per poi scendere nel dettaglio delle specifiche tecniche: i materiali con cui è stato realizzato, le misure, il peso, se si tratta di un video, o ancora la tipologia dell’opera: se è unica o se è una serie limitata.

Ed infine, la firma autografa da parte dell’artista, se vivente, altrimenti quella della fondazione o archivio, o ancora da parte della galleria in caso di certificato di attribuzione.

In caso di artista vivente è più semplice richiedere il certificato di autenticità, che viene rilasciato o dal gallerista o dall’artista stesso nel momento della vendita. 

In caso di artisti non viventi le cose si complicano. Bisogna allora effettuare alcuni passaggi in più, affinché si possa dimostrare da un lato la lecita provenienza, e quindi porre in evidenza tutti i passaggi derivati dall’acquisto o dall’acquisizione dell’opera, siano esse fatture o dimostrazioni del percorso che l’opera ha fatto fino alle vostre mani. Una volta risolto questo aspetto, possiamo andare a richiedere l’autentica da parte di un archivio o di una fondazione il cui scopo è quello di garantire l’autenticità e il proseguo dell’attività dell’artista post mortem.

In questo caso mediamente dovrete mandare l’opera, pagare una fee fissa e saprete se la vostra opera è originale e avrà magari il diritto di apparire nel catalogo ragionato. Dobbiamo sempre ricordarci che più informazioni noi abbiamo sull’opera, maggiore sarà il suo valore e maggiori saranno le possibilità di immetterla in un mercato laddove lo desiderassimo. Scopriamo quindi quali sono i tre rischi maggiori in cui potete incorrere se non possedete un certificato di autenticità della vostra opera.

Il primo è nessuna richiesta di prestito: nessun museo, curatore o istituzione vorrà avere a che fare con un’opera che non abbia un corredo coevo, coerente e soprattutto cristallino, in quanto il rischio di danno d’immagine sarebbe troppo alto per l’esposizione della stessa opera. Recenti sono i casi anche italiani, citiamo Modigliani, nei quali il dramma è già accaduto. Il secondo punto riguarda il rischio di svalutazione del valore economico ed artistico dell’opera stessa: se non possiamo dimostrare al 100% che quell’opera è originale, è difficile che questa possa valere quello che noi pretendiamo. Il terzo e ultimo punto è la vendita successiva. Stesso ragionamento di prima: come possiamo chiedere a qualcun altro di riconoscere un valore se non possiamo dimostrarlo? Diffidate quindi da chi vi offre l’affare, o chi, ancora, vi garantisce la certificazione futura. Se i documenti ci sono, devono essere chiari e cristallini da subito, altrimenti è un rischio.

E tu, sei sicuro di volere correre questo rischio?  

#arteconcas #andreaconcas #huaweimobile #artandtech

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I 3 PRINCIPALI CONTRATTI TRA ARTISTA E GALLERIA / Se la fiducia non basta / Andrea Concas / ArteConcas

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I 3 PRINCIPALI CONTRATTI TRA ARTISTA E GALLERIA Quando la fiducia non basta…

In Italia ancora pochi artisti firmano contratti con le gallerie, affidandosi a un rapporto di reciproca fiducia, ma i rischi per entrambi sono dietro l’angolo.